Il lusso del silenzio
Vivere
da sola mi ha concesso il lusso del silenzio, bene prezioso in un
tempo che urla e non lascia tregua. Nel silenzio ti ascolti e, cosa
più importante, presti attenzione anche alle voci che quotidiane ti
vivono intorno.
I
capricci di Antonella del terzo piano, che poverina non vorrebbe mai
andare all'asilo, la piccola affacciata al balcone tenta di
convincere la mamma a farla restare a casa. Tra strilli e gli stanchi
"Antoneeeellaaa!" della signora passano i dieci minuti più
simpatici della giornata.
La
radiosveglia del ragazzo del primo piano, sintonizzata su Radio
Puglia, che puntualmente suona tre brani e poi si spegne.
I rumori
delle tazzine che raccolgono caffè sprigionando un odore che ti
mette di buon umore.
Senti le
amorevoli esortazioni del signore anziano del secondo piano che, alla
moglie malata di Alzheimer, puntualmente, ricorda come si salgono le
scale. La sua voce la riconoscerei tra mille ormai, mi emoziona ogni
giorno la tenerezza di un amore che diventa cura genitoriale in un
fino a che morte non ci separi che stringe il cuore.
Senti il
rumore delle sedie spostate per le pulizie dalla signora del secondo
piano e ti chiedi quanta forza abbia per far questo dalla mattina
alla sera. Senti abbaiare instancabilmente il suo cagnetto e capisci
che padrone e fido compagno si assomigliano sempre.
Senti il
cigolìo del dondolo del vicino che si gode la pace del fresco al
rientro, voce bassa per discutere con la moglie sulla vita dei loro
figli; penso che cenino all'esterno, lo strascinare delle ciabatte
che segnano passi indaffarati, tra tintinnii di piatti e bicchieri,
si allontanano e si avvicinano lasciando muovere fili legnosi di una
tenda.
Da una
settimana sento il pianto di un bimbo, pochi giorni di vita e così
tanta forza da tenere svegli mamma, papà e tutto un condominio! Mi
piace pensare sia un maschietto, lo si capisce da come si lamenta
disperato poverino. Come un piccolo orologio a cucù ricorda a tutti
che è vivo ogni tre ore. Sento le parole amorevoli della mamma che
nel silenzio della mezzanotte sussurra al piccolo, in un linguaggio
tutto loro, dolci strofe che dondolando chiedono una quiete nel caldo
di Giugno.
Sento i
passi velocissimi dei mie pelosi coinquilini, le unghiette battono
sul pavimento arrembaggi ciechi e ritirate sorde, mentre vocalizzano
strani versi di gioco felino.
Ed io mi
godo tutto questo, come fosse un campanile condominiale che scandisce
il tempo.
Mi chiedo se
anche loro mi sentono, magari al telefono, o mentre ascolto musica,
mi chiedo se ci si renda conto della vita nella quale la nostra
esistenza è inserita.
Ci sono
stati momenti in cui, come un pesciolino in una bustina di plastica
piena di acqua, mi sentivo immersa in un acquario.
Vedevo gli
altri pesci e sentivo la mia bustina come un sacco amniotico pronto a
difendermi, alcuni giorni intravedevo oltre l'aquario ombre che
mostravano presenze, ma nulla poteva entrare in contatto diretto.
Come fossero tre dimensioni: lo spirituale, la società e la
personale scelta di vita.
Dalla
placenta trasparente nella quale mi ero rinchiusa, sono uscita da non
molto.
Sicuramente
più pericoloso condividere lo stesso liquido con altri pesciolini
ma, forse, solo in questo modo avrò la reale possibilità di un
contatto, forse potrò avere la possibilità di sentirmi meno sola.
Muta come un
pesce o semplicemente muta come una Fata che ha troppa paura di
rischiare ancora il suo cuore!
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