quella linea sottile tra libertà e solitudine

La cosa più strana che ti scatta appena realizzi che non hai più quella persona che dava senso alla tua vita accanto è la sensazione di libertà, sei libera di decidere cosa vuoi e puoi fare, sei libera di andare e venire quando vuoi, sei libera...sì, ma da chi? 
In realtà, nel profondo ti senti terribilmente sola, quello spazio di libertà lo vivi come assenza, come vuoto, come mancanza di senso e di significato.
Non hai la forza per andare avanti, non hai la forza per alzarti al mattino, se hai un lavoro, e sai che te lo devi tenere stretto, indossi la maschera più bella che hai per far finta che tutto vada bene, ma torni a casa e ripiombi nel vuoto silenzio assordante di stanze disabitate!
Non ho capito se, nei primi mesi, pesasse più la delusione per quello che credevo fosse reale, ed invece era finto come un cartonato delle Spice Girls, o per l'amore che continuavo a provare verso quella persona.
Il mio amore restava lì, ancora vivo, quasi come un resto di monetine che ti porti in tasca, che ti risuona al passo, ricordandoti che c'è...c'è ancora!
Quelle maledette monetine che ti cascano per terra ogni volta che togli i jeans e devi piegarti in due per raccoglierle tutte, allungandoti sotto il letto, dove puntualmente trovi accumuli di polvere; senti il bisogno di riprenderle, raccoglierle, ripulirle da quello che gli è rimasto attaccato e riporle in tasca! Perchè quell'amore è tuo, ti appartiene e deve essere conservato, pulito dalla polvere della distanza, perchè ti serve, quasi indispensabile, perchè nella vita non si può mai sapere.
Ed ecco la fregatura, quell'amore ti lega ad un tempo, ad una dimensione che non esiste, non è oggi, non è passato, perchè a te pare vividissimo, e menochemaimaledizione è futuro!   
C'è una linea sottile che vedi solo in questi momenti, che hai il coraggio di vedere in questi giorni così fuori dalla routine o forse quella linea ti si presenta dritta in faccia, come un conto servito a fine di una storia, e non ti puoi esimere dal vederla. 
In ogni caso quella linea c'è e demarca un confine ben preciso tra te e gli altri, tra restare soli e sentirsi soli, tra cosa e chi è dentro e cosa e chi resta fuori, tra spazi e vuoti.
Non parlo della condizione coniugale, dell'essere socialmente inseriti, è un qualcosa di più profondo che realizzi nel perfetto istante dell'assenza, in quel momento in cui fai i conti con quello che ti resta, con quello che vuoi e puoi condividere e quello che devi custodire gelosamente.
Nella sensazione dei giorni della solitudine galleggi, tra vorrei e non posso, tra manca ed avrei bisogno, tra amore -se tale si può definire, nella voglia di donare ancora- e rabbia, tra delusione e disperazione.
Ti senti sola quando non puoi condividere nulla, ti senti sola quando il bisogno di essere vista, per quella che sei realmente e per quello che provi, non viene soddisfatto da nessuno. 
Ti senti sola perchè ad un tratto quella mano che stringeva la tua si è sfilata e tu, che per restare insieme a quella mano alle volte hai preso strade che non ti appartenevano, ora ti senti persa come una straniera nei vicoli di piazza Jemaa el Fna, non sai dove andare, senti solo il caos di voci e bancarelle, ti si avvicinano persone sconosciute e non ti fidi, ogni vicolo pare uguale all'altro e pensi che da quel labirinto di colori e odori intensi, che ormai ti danno il voltastomaco, non riuscirai mai ad uscirne!
Resti sola tra quelle vie dell'assenza perchè nessuno ti concede una mappa, nessuno conosce i nomi delle vie, devi sperimentarle andare avanti, voltare a destra a sinistra, sbagliare strada, tornare indietro, poi piangere disperata, allontanare chi ti vuole dare aiuto, salvarti la pelle dai borseggiatori, poi di nuovo trovare la forza e partire alla ricerca di una strada, seguendo qualche persona che vedi sicura e, per non so quale losco motivo, senza chiedere nulla pensi, "loro sanno la strada, se li seguo sicuramente ne uscirò!" 
Ma non funziona, ti ritrovi in punti sconosciuti, ti riperdi, ti deprimi e non riposi, non riesci ad uscirne e ripiombi nello sconforto; insomma cammini, cammini, per giorni, settimane, alternando impegnative ricerche per una via d'uscita e dolorose serate in cui ti rendi conto che sei più persa di prima!
Proprio quando inizi a pensare che sei persa completamente, la senti, lì a mezz'aria all'altezza del petto, una dolce e leggera sensazione affiora, solo per un attimo e poi scompare. 
La libertà di scegliere ti sorprende, inaspettata, sconosciuta, la provi per pochissimi minuti e poi ripiombi nella sensazione di solitudine ma, da allora in poi, nulla è come prima! 
Sai che le cose sono diverse, quella sensazione dolce del "sono fragile ma non ne devo render conto a nessuno" inizia a prendere piede nella tua coscenza, puoi sentirti libera di esistere come sei!
La mia storia andò pressapoco così, tra maschere, elmetti, armature, sedute dalla psicoterapeuta e tanti, tanti caffè seduta al tavolino di un bar con i miei due angeli.
Ogni sera però rientravo a casa e vedevo il mio pelosetto ed in quel momento, tra una carezza ed un suono dolce di fusa bianche, mi chiedevo per quanto ancora avrei provato quella pesante sensazione di disorientamento. Passavo le mie serate tuffandomi in un libro, leggevo storie nuove, come chi cerca disperatamente risposte nella vita degli altri, come chi sente il bisogno di trovare qualcosa che ancora non conosce ma di cui prova desiderio.
Un giorno, mentre tutti iniziavano a parlare di "vacanze estive" capì che era arrivato il momento di fare il "viaggio". La differenza tra le due cose è sostanziale, non volevo trascorrere giornate spiaggiata come una medusa al sole, non volevo indossare una maschera felice anche in quei giorni, ero indecisa tra le alte vette della Bolivia o il caldo deserto del Marocco, se con estranei stile Viaggi ed Avventure nel Mondo o da sola in viaggio verso me stessa.
Scelsi di partire, non ricordo neanche quando, iniziai a pensare di avere la forza di farlo, iniziai a capire che potevo e dovevo sperimentare quella libertà. Avevo BISOGNO di capire dove finisse la terra della solitudine, quali fossero i suoi confini e quando e dove sbucasse all'orizzonte la strada per la serenità. Capitò così, d'impulso!
Alla fine, impaurita, elettrizzata, provocatrice, sconsiderata feci il biglietto e decisi... MAROCCO.


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